Un giorno alla Pollock

Con RifugiArti si lavora partendo dai colori

Quando Jakson Pollock, forse casualmente o forse più coscientemente, si accorse che poteva lasciare una traccia di colore sulla tela senza che il pennello ne venisse a contatto, probabilmente non immaginava che questa intuizione potesse divenire un atto espressivo significativo anche per persone analfabete. Chi non sa scrivere e mai ha usato lo strumento grafico per esprimersi, di fronte alla richiesta di segnare e tracciare segni su un foglio potrebbe sentirsi a disagio.

Quando abbiamo mostrato ai richiedenti asilo e rifugiati che partecipano al nostro progetto RifugiArti alcuni video sull’opera di Pollock l’entusiasmo è emerso subito. È bastato stendere per terra il foglio, porgere i colori e i pennelli e immediatamente con un fervore e una partecipazione coinvolgente hanno cominciato a comparire segni, tracce, curve, gocce. I corpi si muovevano con una insolita naturalezza e una nuova spontaneità.

Proprio il corpo è chiamato ad essere parte dell’atto creativo nella tecnica inventata da Pollock di versare e far colare il colore (action painting). Era attraente osservare le diverse strategie di lavoro che ognuno sperimentava: c’era il gruppo che interagiva osservandosi e creando un’opera dai colori più armonici, un altro in cui ogni persona si era presa uno scampolo del grande foglio realizzando il proprio disegno.

C’erano azioni e c’erano corpi e eravamo rapiti dalla voglia di fare e da quella di osservarci e di osservare quello che stava emergendo. Dopo l’estasi creativa ci siamo seduti a parlare di quello che avevamo fatto, abbiamo condiviso le emozioni, anche se ancora con poco lessico a disposizione, abbiamo nominato i colori e ci siamo anche presi la soddisfazione di dire che ci piaceva quello che avevamo fatto.

Nei giorni successivi abbiamo ripreso il lavoro, abbiamo analizzato quello che avevamo fatto, abbiamo realizzato dei telai in legno e le cornici in cartoncino per attaccare le nostre opere che adesso sono in bella mostra sulle pareti della nostra scuola. Accoglienza e bellezza sono adesso un pezzo di noi. 

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