DELUSIONE PER BANDO SPRAR DI ROMA CAPITALE
GRANDI CENTRI DI ACCOGLIENZA GESTITI DA POCHE COOPERATIVE
ANCORA ATTUALE IL BINOMIO ACCOGLIENZA-BUSINESS
Dal 1° luglio 2017 mancano 786 posti per richiedenti asilo e rifugiati nel sistema di accoglienza SPRAR di Roma Capitale. Per la prima volta dopo anni l’Ufficio Immigrazione di Roma Capitale non riesce a soddisfare le legittime richieste di accoglienza, con liste di attesa che tornano a diventare infinite. Così le persone sopravvivono nelle strade, nelle piazze e nei parchi. Roma Capitale si è proposta e ha ottenuto, come nel triennio precedente, 2.774 posti d’accoglienza del sistema virtuoso dello SPRAR (di cui 6 posti dedicati a persone con disagio mentale). Un numero estremamente esiguo: in proporzione alla popolazione residente nella Capitale si tratta dello 0,1%, ovvero di una persona accolta ogni 1.000 abitanti (senza contare che una parte dei centri è stata aperta dall’Amministrazione in altri comuni della Città metropolitana).
Di questi 2.774, la giunta Raggi è riuscita ad affidarne attraverso procedura pubblica soltanto 1.988. Mancano quindi all’appello ben 786 posti accoglienza (quasi il 30% in meno). Centri finanziati dal Ministero dell’Interno per oltre 84 milioni di Euro che non gravano in nessun modo sulle casse comunali. Roma Capitale ha infatti deciso di scaricare sui gestori dei centri anche il 5% di quota di cofinanziamento richiesta, invece che farsene carico. Quasi 800 posti in meno che destabilizzano il sistema di accoglienza cittadino e che si traducono in 786 richiedenti asilo e rifugiati che hanno diritto a servizi che invece non ricevono. Persone abbandonate a loro stesse, accampate nella città in attesa che si liberi un ambito posto in accoglienza. Questo emerge dalla Determinazione Dirigenziale di Roma Capitale sull’Aggiudicazione della Procedura aperta per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata in favore di adulti e famiglie in centri SPRAR – Annualità 2017/2019 (n° protocollo QE/52901/2017).
“Una situazione gravissima che è sotto gli occhi di tutti – spiega Marco Omizzolo, responsabile scientifico di In Migrazione - basta girare per la città per vedere richiedenti asilo e rifugiati sopravvivere in giacigli di fortuna, dormire nei parchi e nelle strade in una situazione di totale abbandono e degrado. Così il Comune contribuisce a determinare una nuova emergenza sociale, il cui prezzo non lo pagano soltanto i profughi, ma tutta la città. Una situazione che incide negativamente anche sul turismo, sul decoro e sulla vita quotidiana dei cittadini – continua Omizzolo – se non verrà gestita tempestivamente e con professionalità si potrebbero presentare rischi gravi per la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Ma ad un mese dall’esito della procedura pubblica tutto tace. Roma Capitale non ha ancora pubblicato un nuovo bando o una manifestazione di interesse per recuperare i 786 posti d’accoglienza persi, lasciando la città in questa drammatica situazione nei delicati mesi estivi.
Le criticità non riguardano solo i numeri non raggiunti con il bando. A tre anni dall’avvio dell’inchiesta Mafia Capitale resiste a Roma un sistema di monopolio nell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Quasi il 70% dei posti di accoglienza SPRAR di Roma Capitale sono stati affidati alla Cooperativa Tre Fontane, collegata alla Cascina e alla Domus Caritatis, (che si aggiudica 1.069 posti, il 54% del totale, per un importo annuo di 12.973.651,25 €) e alla cooperativa Eriches 29 (che si aggiudica 279 posti, il 14% del totale, per un importo annuo di 3.386.013,75 €).
In Italia i progetti dello SPRAR, eccellenza italiana nell’accoglienza dedicata ai migranti forzati, si caratterizzano come centri di dimensioni medio-piccole, per contribuire a costruire e a rafforzare una cultura dell’accoglienza presso le comunità cittadine. Roma Capitale ha invece scelto un’altra strada, con inevitabili conseguenze sulla qualità dell’accoglienza e sull’impatto con la comunità ospitante. Sono infatti 1.255 (il 63% del totale) i posti d’accoglienza concentrati in 14 centri di grandi dimensioni (con oltre 60 posti). 7 i centri d’accoglienza SPRAR di Roma Capitale che ospitano oltre 100 richiedenti asilo e rifugiati.
“Roma, città includente e generosa ha perso una grande occasione: quella di concorrere attivamente a diventare modello dell’accoglienza di qualità – conclude Marco Omizzolo – con questo bando che ha premiato le grandi concentrazioni in pochi centri di accoglienza la capitale si candida alla maglia nera dello SPRAR italiano”.
Criticità annunciate nella struttura di un bando che, già prima dell’aggiudicazione premiava le cooperative più “forti” e incentivava centri di accoglienza di grandi dimensioni, tradendo così lo spirito della buona accoglienza e dello SPRAR.
Sono tre le principali gravi criticità nel bando redatto da Roma Capitale (Fonte: Capitolato speciale descrittivo del bando) :
1) La dotazione minima da impiegare nella relazione d’aiuto con gli ospiti non è proporzionata al numero di utenti accolti, fatti salvi gli operatori di base non specializzati L.Q.B.1 (Operaio qualificato, autista con patente B/C, aiuto cuoco, addetto all'infanzia con funzioni non educative, addetto alla segreteria, assistente domiciliare e dei servizi tutelari operatore socio-assistenziale addetto all'assistenza di base o altrimenti definito non formato) richiesti nella misura di uno ogni otto ospiti. La dotazione minima delle figure specialistiche (centrali nella gestione di un centro di accoglienza di qualità), quali l’assistente sociale, lo psicologo, l’operatore legale e l’educatore professionale, non sono collegati al numero di ospiti. In altre parole per gestire un centro di 10 o 100 ospiti il bando chiede la stessa dotazione minima di personale specialistico. Diventa conveniente quindi puntare sui grandi numeri piuttosto che sui piccoli centri. Da notare che nella dotazione minima del gruppo di lavoro da impiegare non è prevista la figura del mediatore culturale.
2) Il finanziamento espresso in pro-die pro-capite (33,25 Euro a persona accolta al giorno) non è variabile in proporzione alle dimensioni del progetto d’accoglienza. Sebbene sia evidente che l’aumento delle dimensioni abbatta i costi di gestione, Roma Capitale non ha avuto il coraggio di proporre un pro-die pro-capite più alto per i centri piccoli (che faticano a coprire i costi di gestione) e più basso per i centri grandi (che compensano con le economie di scala). Un fattore non indifferente che rende conveniente puntare sui grandi numeri.
3) Il numero massimo di ospiti per centro di accoglienza è stato fissato in 120, un vero e proprio invito per proporsi con grandi strutture.
“Di fronte a queste criticità – spiega Simone Andreotti, Presidente di In Migrazione - a poco serve l’assegnazione, per l’accoglienza diffusa e per strutture di piccole dimensioni, di 10 su 100 nella valutazione del punteggio tecnico dei progetti proposti. Una misura poco influente nella graduatoria finale e, soprattutto, un approccio di incentivo alla qualità non efficace: in bandi dove l’offerta di posti di chi partecipa è inferiore alla domanda del committente – conclude Andreotti - prendere il massimo dei punti non influisce sull’aggiudicazione del servizio.”
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